Storia dell'Alfa Romeo

La costituzione della società avvenne a Milano in via Gattamelata, nella zona denominata "Portello". Il nome scelto richiama anche la prima lettera dell'alfabeto greco e sembra voler sottolineare l'inizio di un nuovo tipo di attività nelle costruzioni automobilistiche, quello di vetture essenzialmente sportive. Fu rilevata da parte di un gruppo di imprenditori lombardi dalle mani di un imprenditore francese, sempre del ramo automobilistico, Alexandre Darracq, che aveva tentato con scarso successo un'avventura industriale in Italia; sin dal primo marchio l'azienda ha voluto ricordare i suoi legami con la città di origine: da un lato il serpente visconteo (il biscione), dall'altro la croce rossa in campo bianco, simbolo di Milano. I 250 dipendenti della gestione precedente furono riassunti dall'azienda e l'obiettivo fu quello di produrre 300 automobili all'anno.

La Darracq Italia

Le origini dell'Alfa Romeo hanno un nome francese e le radici sono a Napoli. L'imprenditore Pierre Alexandre Darracq, dopo aver prodottobiciclette, passò alla produzione di automobili con la Darracq.

Nel 1906 nacque la Società Italiana Automobili Darracq, con sede a Napoli. Bastarono pochi mesi per comprendere che lo stabilimento era situato troppo distante dai potenziali acquirenti che, per questioni di viabilità, si trovavano in maggioranza nel nord Italia.

Darracq decise di spostare la produzione nella periferia di Milano, costruendo l'opificio del Portello, soluzione che migliorava notevolmente anche i collegamenti con la sede francese. I problemi, tuttavia, non si risolsero e le vendite si dimostrarono insufficienti a giustificare l'esistenza di una sede produttiva, anche per la forte concorrenza della Renault, da tempo insediatasi in Lombardia, e della neonata FIAT. Nel 1909 la società venne posta in liquidazione.

L'A.L.F.A.

L'azienda venne rilevata da un gruppo di finanzieri lombardi che decisero di continuare la costruzione di automobili, sotto la nuova ragione sociale "A.L.F.A.", acronimo di "Anonima Lombarda Fabbrica Automobili", mantenendo le stesse maestranze e tecnici.

L'A.L.F.A. continuò a fabbricare i modelli Darracq, fino all'esaurirsi delle scorte di pezzi nel magazzino, mentre l'ufficio tecnico preparava i progetti della nuova vettura.

Nell'autunno del 1910 cominciò la produzione del primo modello A.L.F.A., la 24 HP, progettata da Giuseppe Merosi e da cui vennero subito derivati dei modelli da competizione portati al debutto l'anno successivo alla Targa Florio.

L'Alfa Romeo

La nascita del marchio

Nel frattempo Nicola Romeo, ingegnere napoletano (Sant'Antimo), fondò la Sas Ing. Nicola Romeo & C., con sede a Milano, in via Ruggero di Lauria (quartiere Portello).

Nel 1913, l'A.L.F.A. conquistò il primo e il secondo posto nella gara "Parma-Poggio di Berceto".

Nel 1915 Nicola Romeo entrò nel capitale dell'Alfa e ne modificò il nome in Alfa Romeo Milano, il 3 febbraio 1918. In quegli anni una parte della produzione si dovette convertire alle necessità dell'industria bellica della prima guerra mondiale e la produzione regolare di autoveicoli riprese nel 1920 con la presentazione della prima auto con il nuovo nome, laTorpedo 20-30 HP.

Tra le due guerre mondiali

Negli anni venti si ampliò l'attività sportiva della Casa automobilistica milanese, grazie a piloti del calibro di Antonio Ascari, Giuseppe Campari, Enzo Ferrari ed Ugo Sivocci; grazie a quest'ultimo, nel 1923, vide la luce anche il simbolo del quadrifoglio Alfa Romeo che, da allora, ricorrerà in tutte le attività sportive dell'Alfa e nelle versioni più sportive delle sue vetture. Nel 1925 l'Alfa Romeo conquistò il primocampionato del mondo di automobilismo della storia.

Altro simbolo, nato in quegli anni, e sopravvissuto sino ad oggi, è il colore Rosso Alfa.

Sempre negli anni venti ci furono delle vicissitudini nel capitale societario, la cui maggioranza era nel frattempo finita nelle mani della Banca d'Italia; nel 1928 uscì dalla società Nicola Romeo e per qualche tempo ci fu anche il timore della chiusura dell'azienda, rientrato grazie alla notorietà già raggiunta in campo internazionale ed in quello delle corse. Nel 1929 nacque all'interno dell'azienda la Scuderia Ferrari, il reparto che si occupava delle corse.

Questo nome venne portato in dote all'azienda da Enzo Ferrari, che aveva alcuni anni prima fondato la società sportiva omonima e che, dopo aver lasciato l'Alfa Romeo, fonderà la Ferrari.

Negli anni trenta si consolidò la fama mondiale dell'Alfa, grazie soprattutto alle corse e ai suoi piloti. Tra essi i più importanti furono Giuseppe Campari, Tazio Nuvolari,Gastone Brilli-Peri e Mario Umberto Baconin Borzacchini. Questi nomi storici ricorreranno nella fantasia popolare fino ai giorni nostri, e ispireranno anche una famosissima canzone di Lucio Dalla dal titolo Nuvolari. Per quanto riguarda l'azienda produttiva, nel 1932 era in difficoltà economica e venne acquisita dall'IRI. Tra i primi provvedimenti intrapresi ci fu quello di non proseguire con l'attività delle corse a proprio nome affidando tutta la gestione alla Scuderia Ferrari, preferendo invece la diversificazione della produzione anche nei settori degli autobus, degliautocarri e dei motori aeronautici.

Iniziò in questi anni, grazie ad Ugo Gobbato, anche la costruzione del nuovo stabilimento di Pomigliano d'Arco.

Il periodo bellico

La seconda guerra mondiale lascerà molti segni anche negli stabilimenti dell'Alfa Romeo, considerati molto importanti per l'approvvigionamento bellico e pertanto più volte bombardati, fino a causare la chiusura dello stabilimento del Portello nel 1944. Sin dalla fine della guerra si cercherà di rimettere in funzione gli impianti danneggiati, dedicandosi inizialmente alla costruzione di motori nautici e avio e addirittura alla costruzione di cucine elettriche e serramenti, ritornando comunque presto alla tradizionale attività di costruttore di automobili sportive.

Gli anni cinquanta e gli anni sessanta

Dopo la seconda guerra mondiale l'Alfa Romeo ricominciò a fabbricare automobili tornando a realizzare profitti e concentrando la produzione in veicoli sportivi di massa piuttosto che in vetture di lusso costruite a mano. Gli anni cinquanta furono probabilmente i più importanti nella storia della casa, che produsse due modelli di auto destinati a fare storia, la 1900 e la Giulietta. Si trattò dei primi modelli costruiti in catena di montaggio, e il primo aprì la strada anche alla fornitura delle auto della Polizia; è con questo modello che si inaugurò la famosissima serie delle Pantere. Nel 1952 iniziò anche la produzione di una fuoristrada messa in concorrenza con la contemporaneaFiat Campagnola e denominata "Matta".

Anche nel campo delle corse la casa continuò a mietere successi vincendo i primi due Campionati Mondiali di Formula 1 (1950 e 1951) grazie, rispettivamente, a Nino Farina e Juan Manuel Fangio.

Nel 1954 la compagnia sviluppò il famoso motore bialbero Alfa Romeo, che rimase in produzione fino al 1998. Nel 1961 uscì dalle catene di montaggio la 100.000-esima Giulietta e l'anno successivo venne messa in produzione un'altra delle vetture che hanno fatto la storia di questa casa, la Giulia. Nel campo delle corse nacque nel 1964 l'Autodelta, il reparto specifico per le competizioni, grazie anche all'impegno di Carlo Chiti. Nel frattempo entrò a regime anche il nuovo stabilimento di Arese e continuò la collaborazione con i miglioridesigner italiani, da Zagato con le famose coupé, a Pininfarina a cui si deve la famosissima spider Duetto, fino a Bertone a cui si deve la Montreal del 1970. Nel 1968 fece la sua apparizione una derivata della Giulia, la 1750 che vedrà anche una sorella maggiore pochi anni dopo, la 2000.

Gli anni settanta

Gli anni settanta, nel campo delle competizioni, videro l'Alfa Romeo impegnata soprattutto nelle corse con auto a ruote coperte, in particolare con il modello Tipo 33, vincitrice di alcune delle più importanti gare di durata e di alcuni campionati di Gran Turismo. I piloti più noti che hanno corso in quegli anni per il "biscione" furono Andrea De Adamich, Nino Vaccarella e Ronnie Peterson.

Il 1972 fu l'anno dell'inaugurazione dello stabilimento di Pomigliano d'Arco, con l'inizio produzione della piccola Alfa, la Alfasud, prima autovettura della casa a trazione anteriore e con motore di "soli" 1200 cm³; ne furono prodotte, nell'arco del decennio, circa 1.000.000 di esemplari.

Nonostante le vittorie sportive, gli anni settanta non furono altrettanto fortunati nella produzione di serie, anche a causa della crisi petrolifera che colpì pesantemente il comparto dell'auto. Di questi anni fu un modello basilare nella storia dell'Alfa Romeo, l'Alfetta (1972). Elegante e potente l'Alfetta presentava una raffinatezza meccanica superiore e un comportamento su strada ineccepibile. Il motore fu inizialmente un 4 cilindri bialbero da 1800 cm³ alimentato da due carburatori a doppio corpo. Il telaio presentava una sospensioneanteriore a quadrilateri con il ponte posteriore De Dion; la trasmissione seguiva lo schema Transaxle con cambio e frizione al retrotrenoper ripartire perfettamente le masse. I freni erano a disco, con quelli posteriori montati all'uscita del differenziale per ridurre le masse non sospese. Lo schema meccanico dell'Alfetta era talmente raffinato che fu riproposto invariato 13 anni dopo sulla 75, prodotta fino al 1992. Poco dopo il lancio dell'Alfetta ne venne proposta una variante più corta e con uno stile più giovanile: la Nuova Giulietta (1977).

La Giulietta riprese il pianale e molte parti della carrozzeria dall'Alfetta, ma si posizionò un poco più in basso, presentandosi sul mercato con due motorizzazioni di 1300 e 1600 cm³. Poco più tardi, dopo una gestazione lunghissima, uscì l'Alfa 6 (1979). Dotata di un motore di 2500 cm³ era dotata di una serie impressionante di gadget rivolti ad assicurare il comfort di marcia; si rivelò però un flop commerciale, per via della linea anonima e del clima sociale di quegli anni che consigliava di evitare l'acquisto di beni di lusso.

La produzione di modelli di buon successo non bastò a mantenere in buone condizioni l'azienda; per cercare di risalire la china nel 1978ci fu un cambio al vertice, con l'arrivo di un nuovo manager, Ettore Masaccesi.

Gli anni ottanta

È dell'inizio degli anni ottanta la presentazione dell'Alfa 33 in sostituzione dell'Alfasud che non aveva riscosso il successo sperato presso gli appassionati. Dopo le lamentele della clientela sulla poca sportività dell'Alfasud stessa, si tentò di riguadagnare con il nuovo modello il prestigio perduto. Uscì anche una versione 4x4 e giardinetta. Nello stesso anno, il 1983, prese vita anche il tentativo di joint-venture con la nipponica Nissan con la messa in produzione dell'Arna: basata su telaio della Nissan Cherry e con meccanica dell'Alfa 33 (in particolare l'avantreno), l'esperimento però non ottenne i frutti sperati poiché gli appassionati alfisti non riconobbero in questo modello i tratti caratteristici della Casa del biscione. Nel 1984 cominciò la commercializzazione dell'Alfa 90, erede delle Alfetta e Alfa 6, ridisegnata dal noto carrozziere Bertone e prodotta nelle varie versioni in poco meno di 50.000 esemplari.

Anche il tentativo di rientrare nella Formula 1 non fu coronato da grandi risultati, e fu purtroppo funestato dalla morte del pilota Patrick Depailler durante alcune prove in Germania. Corsero per l'Alfa Romeo di quegli anni anche tre piloti italiani quali Riccardo Patrese, Bruno Giacomelli e Andrea De Cesaris, senza riuscire a conquistare vittorie significative. Nel 1985 la società festeggiò i 75 anni di vita e per ricordarlo iniziò la produzione dell'Alfa 75. Dotata della stessa meccanica di Alfetta, Giulietta e Alfa 90, la 75 fu l'ultimo modello (prodotto in grande serie) a trazione posteriore. Disponeva di motori che andavano dal 1.6 L fino al 3.0 V6, benzina e turbodiesel.

Nel 1986, l'Alfa Romeo venne ceduta all'allora Gruppo Fiat dall'allora presidente dell'istituto, Romano Prodi, nel tentativo di ridurre le perdite dell'IRI; l'acquirente decise di accorparla ad un'altra azienda dello stesso gruppo, la Lancia, dando vita alla Alfa-Lancia Industriale.

Nel 1987 uscì un modello che si rivelò fondamentale per l'Alfa Romeo, la 164, che impiegava lo stesso pianale utilizzato per Fiat Croma,Lancia Thema e un modello SAAB, la 9000. La 164, grazie alla geometria delle sospensioni anteriori, presentava una caratterizzazione stilistica molto marcata, dovuta al disegno pulito di Pininfarina. Adottava motori, sia aspirati che turbocompressi, Twin Spark, turbodiesel, turbo V6 a 4 cilindri, che avevano delle potenze comprese tra 117 e 232 CV. Il V6 benzina fu eletto migliore motore dell'anno e la 164 TD, al momento della presentazione, era l'auto diesel, con motore VM, più veloce al mondo.

Alla fine del decennio, esattamente nel 1989, venne presentato un coupé in serie limitata che aveva l'intenzione di stupire il pubblico dell'automobile. Nacque così la SZ, o ES-30, e successivamente fu lanciata l'RZ, ossia la versione cabriolet. Questa fu l'ultima Alfa Romeo ad avere lo schema con ponte De Dion e la trazione posteriore. Il motore era il 3.0 V6 12 valvole della 75 portato a 210 CV, che permetteva al modello di raggiungere i 245 km/h. Lo schema meccanico riprendeva quello della 75 da corsa. Montava un inedito sistema di autolivellamento delle sospensione che permetteva di variare l'altezza da terra della vettura.

Gli anni novanta

All'inizio dell'ultimo decennio del secolo scorso uscirono due modelli: il primo fu la 155, che segnò l'abbandono della trazione posteriore sui modelli di gamma medio-superiore. La seconda fu l'145, che sostituì la 33.

La 145 risultò più pesante e meno brillante della progenitrice a causa del meno vantaggioso rapporto peso/potenza. I motori utilizzati per il nuovo modello erano in pratica gli stessi della 33, ereditati con poche modifiche e senza una consistente evoluzione per adeguarli ai maggiori pesi della nuova vettura, soprattutto in termini di coppia. La vettura comunque colpì per uno stile molto particolare, sia esternamente che internamente; successivamente riuscì a raccogliere un buon apprezzamento complessivo da parte del pubblico grazie alle modifiche migliorative adottate sulla seconda serie, con l'adozione dei nuovi motori Twin Spark, unitamente ad una maggiore qualità costruttiva. Un successo nel complesso analogo riscosse la versione a due volumi e mezzo della 145, denominata 146.

Le 145/146 furono anche le ultime vetture Alfa Romeo a montare il motore boxer, sviluppato a suo tempo per l'Alfasud, anche se dal 1997su entrambe le auto vennero montati i più potenti motori della gamma Twin Spark.

Il 1997 venne da molti definito l'anno del rinnovamento del marchio Italiano, congiuntamente all'uscita dell'156. La 156 riuscì a fregiarsi del titolo di Auto dell'anno per il 1998 e costituì il modello del rilancio dell'Alfa Romeo. È su questo modello che fu introdotto per la prima volta il cambio selespeed, un semi-automatico con 2 leve dietro il volante per comandare le marce, derivato dal mondo delle corse e rivolto a un impiego sportivo della vettura. Fu inoltre la prima auto al mondo con motore turbo diesel common rail.

Nel 1998 terminò la produzione dell'164 che cedette il posto alla nuova ammiraglia di casa, la 166. La 166 si presentò con dimensione ancor più generose della progenitrice e con nuove tecnologie applicate che però non le fecero riscuotere il successo della 164, anche se le vendite furono soddisfacenti. Venne ritirata dai listini a fine 2007. Nello stesso anno vennero rinnovate le sportive del biscione, ossia la GTV e la Spider, con numerose modifiche sia tecniche che stilistiche, in particolare per gli interni. Nel compartimento corse, l'Alfa Romeo, dopo l'entrata nel gruppo Fiat, venne destinata a rappresentare il gruppo nelle competizioni Super Turismo, dove si fece onore anche con piloti italiani come Alessandro Nannini, Nicola Larini, Gabriele Tarquini e Fabrizio Giovanardi. Con la partecipazione ai campionato ETCC (diventato successivamente WTCC), l'Alfa Romeo conquistò con la 156 Super 2000 quattro titoli europei turismo piloti e tre campionati europei turismo marche, fregiandosi di diverse soluzioni tecniche che resero l'auto vincente, come le sospensioni anteriori a quadrilatero alto (utilizzate su tutti i modelli di serie), in luogo del più economico e meno prestante McPherson, ed il cambio elettroattuato.

Il nuovo millennio

Il nuovo millennio iniziò per la casa del biscione sotto buoni auspici commerciali, infatti il modello Alfa 147 riuscì ad aggiudicarsi nuovamente il titolo di Auto dell'anno nel 2001. È dello stesso anno la presentazione al pubblico della versione sportiva dell'Alfa 156, la GTA, messa poi in vendita nel 2002; con la versione appositamente preparata per le competizioni, la Casa milanese corse nei campionati europei turismo, mietendo vari successi soprattutto con il pilota Gabriele Tarquini. Il 2003 è invece caratterizzato per la casa automobilistica dalla presentazione della nuova versione della grande berlina Alfa 166, in diretta concorrenza soprattutto con le berline tedesche: Audi, Mercedes-Benz e BMW e restata in produzione sino a fine 2007. La 166 non è stata sostituita da nessun nuovo modello chiudendo così la carriera del marchio Alfa Romeo nel settore delle ammiraglie. Sempre nel 2003 avvenne la presentazione del modelloAlfa Romeo GT ed il secondo restyling della Spider e dell'Alfa Romeo GTV che, adottando il nuovo propulsore 3.2 Busso ed in virtù dell'eccellente aerodinamica, divenne l'Alfa Romeo stradale più veloce con i suoi 255 km/h, senza necessità di limitazioni di velocità massima.

Nel 2005 debuttò l'Alfa Romeo 159, berlina che sostituì la 156, realizzata in collaborazione con General Motors sul pianale Premium. La 159 è stato frutto del progetto 939, e nel 2006 è stata introdotta anche la variante familiare Sportwagon. A fine 2005 è stata commercializzata la nuova coupé sportiva, l'Alfa Romeo Brera, frutto della matita di Giorgetto Giugiaro come la 159, dalla quale deriva. Presentata anch'essa al Salone di Ginevra dello stesso anno, prese il posto della precedente GTV. A marzo 2006 è la volta dell'Alfa Romeo Spider (evoluzione spider della Brera), rimaneggiata nel design da Pininfarina, presentata al Salone di Ginevra. Nell'ottobre del 2007 è iniziata la commercializzazione in serie limitata (soltanto 500 esemplari) della supersportiva 8C Competizione con motoreMaserati 4.7 V8 da 450 CV e trazione posteriore.

Nel giugno 2008 è avvenuto il lancio commerciale di quello che era definito come progetto 955 ovvero la MiTo (Mi per Milano dove è stata disegnata, e To per Torino dove viene costruita); con potenze previste fino a 170 CV per la sportiva Quadrifoglio Verde, si è posizionata al di sotto della 147, con un'immagine sportiva, dinamica e proiettata per un pubblico giovane, andando ad insidiare la fascia di mercato occupata dalla Mini. La MiTo è stata presentata al Salone di Ginevra 2009 anche in versione GTA prototipo con motore 1.750 Turbo a iniezione diretta da 240 CV.

Nel 2010 l'Alfa Romeo ha compiuto cento anni: i festeggiamenti sono avvenuti a partire dal marzo in occasione del salone di Ginevra dove è avvenuta la presentazione ufficiale della nuova Giulietta, erede della 147. È una hatchback sportiva con motorizzazioni turbo in grado di erogare fino a 235 CV. La Giulietta è la prima Alfa Romeo ad essere prodotta nello stabilimento Fiat di Cassino ed il design segue il corso stilistico intrapreso dalla sportiva 8C Competizione e ripreso dalla MiTo, ovvero una linea sportiva molto arrotondata. Sempre al salone di Ginevra, Pininfarina e Bertone hanno onorato la storia del marchio Alfa Romeo presentando i prototipi Pininfarina Duettottanta[4]e Bertone Pandion[5]. Nella primavera 2010 la Zagato ha presentato l'Alfa Romeo TZ3 Corsa prodotta in esemplare unico per un facoltoso cliente. In occasione del centenario si è avuta anche una razionalizzazione della gamma prodotti: alcuni modelli ormai datati vengono sostituiti o tolti dalla gamma: tra la primavera e l'estate del 2010 la 147 cede l'eredità alla nuova Giulietta ed esce dalla gamma seguita dalla "sorella" GT. Nell'autunno dello stesso anno, a causa della cessione dell'attività produttiva da parte della Pininfarina, vengono tolti dalla gamma i modelli Brera e Spider. Dopo questi adattamenti la gamma è composta da tre autovetture: ovvero la MiTo, laGiulietta e la 159, quest'ultima in versione berlina e Sportwagon. A queste tre si aggiunge la 8C Spider prodotta in soli 500 esemplari.

La storia del marchio di fabbrica

L'Alfa Romeo ha tra le sue caratteristiche anche quella di non avere mai modificato radicalmente il proprio marchio distintivo, infatti sin dalla nascita ha scelto un marchio circolare suddiviso verticalmente in due parti, sul lato sinistro la croce rossa in campo bianco, simbolo della città di Milano e sul lato destro il famoso biscione, cioè il serpente simbolo dei Visconti. Le uniche modifiche riguardano la cornice esterna:

  • Nel 1910 con la scritta ALFA e MILANO divise da due nodi sabaudi in onore a Casa Savoia.
  • Nel 1915 con l'inserimento del nome ROMEO, dopo l'acquisto della fabbrica da parte di Nicola Romeo.
  • Nel 1925 con l'inserimento del simbolo in una modanatura consistente in una corona d'alloro in ricordo della vittoria dell'Alfa Romeo P2, condotta da Gastone Brilli-Peri, nel primo campionato del mondo di automobilismo della storia.
  • Nel 1946 dopo la vittoria della Repubblica al referendum del 2 giugno vengono inserite due linee ondulate in sostituzione dei nodi sabaudi.
  • Nel 1972, con l'apertura dello stabilimento Alfasud di Pomigliano, vengono tolte dal marchio l'indicazione MILANO, le linee ondulate, la corona d'alloro e il trattino che separa ALFA e ROMEO giungendo così al marchio in uso ai giorni nostri (restyling di Pino Tovaglia).
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